3-01-2000 15:14

2000 Gennaio

L'EDITORIALE di Nino Sospiri
...
Ma ciascuno di noi sa bene, al tempo stesso, che questo nuovo passaggio comporterà maggiori sacrifici e richiederà un impegno sempre crescente.
Tuttavia, le idee delle quali siamo portatori in campo ambientale avevano necessità di disporre di un paio di agili gambe editoriali che consentissero loro di "camminare" e di diffondersi speditamente in tutte le direzioni ed in modo sempre più capillare. Per farci conoscere non solo dagli "addetti ai lavori" e da quanti già incarnano qualche sensibilità ambientale, ma anche dalla più vasta opinione pubblica, con particolare riguardo alle nuove generazioni e quindi alla società del futuro.
Certo è, infatti, che laddove la nostra proposta ambientale arriva, si fa spazio e penetra, convince e coinvolge.
Ecco, dunque, l'importanza di dar vita ad una rivista che, con chiarezza e puntualità, da una parte faccia sapere a vasto raggio cosa vogliamo e, dall'altra, rappresenti una specie di esedra ambientale all'interno della quale avviare un dibattito aperto ed arioso con i lettori, al fine di renderli partecipi e protagonisti della vita e delle attività dell'Associazione; anzi di farli militanti come noi. L'ambizione è grande, lo riconosciamo; e l'impegno al quale siamo chiamati per darle corpo non può che avere la stessa portata.
Ma ne vale la pena.
Per dimostrarlo ricorrerò, tra i tanti richiami che si potrebbero fare in merito, alla riproposizione di una frase tra le tante recentemente pronunciate da Giovanni Paolo II, nell'imminenza del terzo millennio: "la maestosa bellezza del Creato è il riflesso di quella di Dio. Bisogna ripensare il ruolo dell'uomo nel cosmo e considerare che gli esseri umani hanno una specifica responsabilità circa l'ambiente vitale, non solo in rapporto al presente, ma anche alle generazioni future. Possa l'umanità del duemila riconciliarsi con il Creato e trovare le vie di uno sviluppo armonico e sostenibile".
La profondità di queste parole preclude ogni commento e qualsivoglia ulteriore considerazione.

Nino Sospiri

Il contenuto completo del n°1 di AmbienteVita

Sommario
Benzene, benzo-a-pirene e ...
L'intervista: Il pericolo benzene
L'inchiesta:  Controlli inesistenti in 23 grandi città.
Mobilità urbana, soluzioni in pillole.
Le polveri delle acciaierie? Tutte  nel torrente inquinando l'ambiente.
Il convegno di Passolanciano, programmi e prospettive
Le notti di Passolanciano
Il "trasporto" del verde nelle metropoli
U Camiddu e l'Omu sabbaggiu
Le virtù terapeutiche della marmotta
Curiosità dal mondo
Notizie dalle Sedi di A/V
Tutela ambientale, una coscienza  collettiva

Benzene, benzo - a - pirene e ...

Benzene killer, idrocarburi policiclici aromatici oltre i limiti di legge, aldeidi, toluene, etilbenzene e altri inquinanti tradizionali fuori norma. E' questo il cocktail di veleni che quotidianamente sono costretti ad inalare i residenti del centro storico di Roma. Anche i milioni di pellegrini che durante l'Anno Santo percorreranno le strade dell'Urbe torneranno nei loro paesi con un ricordo indelebile: accanto all'ammirazione per i monumenti archeologici visitati, certo non dimenticheranno facilmente le quantità industriali di smog che hanno respirato.

Per il secondo anno consecutivo Ambiente e/è Vita ha effettuato a Roma una campagna di rilevamento dell'aria nella centralissima via del Corso, proprio di fronte piazza del Parlamento, riscontrando, nonostante condizioni atmosferiche favorevoli alla dispersione degli inquinanti,  valori significativi sullo stato di degrado dell'atmosfera urbana. I dati da noi raccolti nella Capitale sono ancora più  significativi ed importanti perché, secondo quanto abbiamo potuto accertare , le centraline di monitoraggio del Comune non sono in grado di fornire un quadro completo e attendibile della concentrazione di benzene presente nell'aria.

Dal 15 al 21 dicembre Ambiente e/è Vita ha utilizzato il laboratorio di rilevamento mobile della Ecocontrol di Pomezia, certificato secondo le più rigide norme comunitarie,  per monitorare la qualità dell'aria in via del Corso e si è avvalsa dell'apparecchiatura portatile BTX, montata a bordo di un veicolo a trazione elettrica, per misurare le quantità di benzene, toluene e xileni presenti in alcune vie del centro storico.

Le misure sono state effettuate  in un periodo in cui le condizioni meteorologiche sono risultate marcatamente perturbate con pioggia, vento ed in alcuni casi temporali di forte intensità. Tali condizioni atmosferiche permettono un forte abbattimento degli inquinanti emessi per effetto di lavaggio meccanico, di solubilizzazione dei composti e per fenomeni associati alla dispersione dei vapori e dei gas.

Nonostante ciò i dati in nostro possesso  ci indicano che spesso in via del Corso si è verificato un  ampio superamento del limite di legge del benzene, pari a 10 microgrammi per metro cubo (mg /mc). Tale valore, udite udite, è stato superato anche nel mercoledì dedicato al blocco della circolazione nel centro storico, confermando ancora una volta l'inutilità del provvedimento. I dati sono stati confermati da una verifica incrociata dei risultati ottenuti dallo strumento BTX e dalle trappole di carbone attivo campionate nello stesso periodo di osservazione.

Nella nostra campagna di misura abbiamo monitorato anche il benzo -  a - pirene  e gli altri idrocarburi policiclici aromatici (IPA) generati dalla combustione dei carburanti; i dati di Ambiente e/è Vita sono gli unici disponibili, poiché il comune di Roma, benché obbligato dalla legge fin dal lontano 1994, non ha mai realizzato alcuna misura di tali sostanze. I nostri dati mostrano valori che,  per le giornate del 16, 17 e 18 dicembre, risultano superiori dal 50 al 90% al valore limite di legge del benzo-a-pirene pari a un nanogrammo per metro cubo nonostante che le condizioni atmosferiche favorissero la pulizia dell'aria.

Pur con le molte difficoltà incontrate, durante la settimana abbiamo potuto avere da questa campagna di monitoraggio la conferma dei dati raccolti da A/V nel febbraio di quest'anno, quando in condizioni atmosferiche favorevoli al ristagno degli inquinanti nell'atmosfera urbana, abbiamo misurato dati di benzene costantemente elevati, come si può vedere dalla tabella allegata, con valori medi di 40-50 mg /mc e con una punta di 130 mg /mc (ben 13 volte il valore limite). Nella stessa campagna si ebbero valori  di benzo-a-pirene decisamente alti anche superiori del 100% al valore limite di legge.

E' passato un anno dalle nostre due campagne di misura ma come  possiamo vedere le condizioni dell'inquinamento atmosferico a Roma  non sono migliorate anzi si può affermare che il degrado è aumentato. Le poche iniziative prese dall'amministrazione comunale sono a nostro avviso totalmente insufficienti ed inefficaci. Infatti, il blocco dei veicoli non catalizzati il mercoledì pomeriggio non ha portato alcun beneficio, come i nostri dati confermano con certezza. 

Per il cittadino l'unica possibilità di non rimanere soffocato dallo smog rimane quella di confidare nelle cattive condizioni meteorologiche: solo la pioggia o una tramontana sostenuta possono, infatti, momentaneamente metterlo al riparo dalle sostanze nocive che respira quotidianamente.

 

 


data prelievo

ora prelievo

BENZENE µg/m3

TOLUENE µg/m3

Etilbenzene µg/m3

XILENI µg/m3

IDROCARBURI TOTALI µg/m3

01/02/99

12.00

40,4

144

8,1

38,6

923

01/02/99

17.00

49

342

10,2

46,1

877

02/02/99

9.00

39

176

7,8

62,2

896

02/02/99

13.00

53,6

377

8,8

56,0

1357

02/02/99

17.00

65,4

304

13,6

48,0

1883

03/02/99

9.00

17,2

106

3,1

14,9

497

03/02/99

13.00

39

250

7,3

62,1

881

03/02/99

17.00

48,6

258

10,9

55,4

972

04/02/99

9.00

21,6

134

3,0

35,6

656

04/02/99

13.00

50,8

244

11,4

72,0

1256

04/02/99

17.00

55,4

232

12,6

65,8

1694

05/02/99

9.00

40,6

158

5,8

66,5

986

05/02/99

13.00

52,2

280

11,1

83,9

1423

05/02/99

17.00

129

463

18,9

126,4

3621

06/02/99

9.00

14,8

81

1,7

12,8

444

06/02/99

13.00

58,6

288

7,7

98,7

966

06/02/99

17.00

81,4

345

10,1

141,0

2155


I DATI DELLA CAMPAGNA DI FEBBRAIO 1999



L'intervista: Il pericolo benzene

 

di CARLO DI PALO

 

Studi e ricerche scientifiche hanno individuato da tempo nel benzene uno tra gli inquinanti più pericolosi tra quelli emessi dal traffico autoveicolare. Per fare il punto sullo stato dell'arte della ricerca abbiamo intervistato una voce autorevole, il prof. Camuso del laboratorio di Tossicologia applicata dell'Istituto superiore di Sanità.

Professore Camuso, ci può spiegare  quale effetto provoca il benzene sull'organismo umano?

Il benzene è un agente cancerogeno per  l'uomo, classificato come tale, sulla base di studi epidemiologici, da enti nazionali e internazionali come l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, l'Unione Europea, l'United States Environmental Protection ed in Italia dalla Commissione Consultiva Tossicologica Nazionale.

E' stato riscontrato che ha uno spiccato effetto tossico sul midollo osseo, provocando alterazioni  che  possono avere un ruolo importante nel meccanismo di induzione della leucemia sull'uomo. Pur accertata senza ombra di dubbio la pericolosità, tuttavia i meccanismi della malattia  non sono stati ancora chiariti.

Il benzene emesso nei gas di scarico ed inalato dal cittadino può essere considerato un pericolo per la  salute?

Come detto, il benzene è un cancerogeno: non esistono pertanto livelli tollerabili di esposizione, che dovrebbe essere in ogni caso la più bassa possibile.

Possiamo affermare che per livelli vicini a quelli registrati nelle aree urbane sono stati segnalati effetti biologici che possono avere un valore prognostico per altre patologie, incluse quelle tumorali.

La sua pericolosità in che modo può essere correlata con i tempi di esposizione?

In generale per gli agenti cancerogeni il fattore più importante è la dose cumulativa (livello di esposizione per tempo di esposizione); quindi, a parità di concentrazioni esterne, tempi prolungati di esposizione sono più pericolosi di tempi brevi di esposizione.

La presenza di altri inquinanti nell'atmosfera urbana può influire sull'effetto del benzene?

L'azione dei cancerogeni può essere influenzata dalla presenza di altri cancerogeni sia iniziatori che  promotori e da sostanze che provocano effetti sul metabolismo suscettibili di incrementare il rischio.

Nel caso degli inquinanti da traffico si può presumere un effetto additivo, ossia in accordo a criteri comunemente accettati possiamo affermare in linea di massima che per le dosi quotidianamente inalate dai residenti nei centri urbani i rischi associabili alle singole sostanze si sommino creando un cocktail di veleni assai  pericolosi.

 


L'inchiesta:  Controlli inesistenti in 23 grandi città.

di CARLO DI PALO

 

Tutti ne parlano, ma nessuno è a conoscenza del luogo dove lo si può incontrare. Stiamo alludendo naturalmente al benzene. Abbiamo tentato un'inchiesta per conoscere quale fosse la reale situazione dei monitoraggi di questo pericoloso inquinante nelle principali metropoli italiane.

La prima difficoltà che abbiamo incontrato è stata quella di individuare i responsabili delle reti di monitoraggio e quindi conoscere con chi interagire a livello comunale, provinciale per ottenere le informazioni. Abbiamo indossato i panni del comune cittadino che desidera essere informato e abbiamo fatto innumerevoli telefonate a centralini, segreterie  e assessorati. Nella maggior parte dei casi siamo stati spediti come pacchi postali da un ufficio ad un altro, senza riuscire a venire a capo della situazione. Le poche volte che abbiamo avuto la fortuna di agganciare il contatto giusto, abbiamo incontrato difficoltà insormontabili nell'ottenere accesso ai dati. I pretesti per non consegnarceli sono stati i più disparati: ci è stato detto che erano ancora in fase di elaborazione e non potevano essere editati, che erano incompleti, che coprivano solo alcuni anni.

L'unica verità è che, a parte alcune eccezioni come i comuni di Genova e di Palermo, è che non ci sono stati forniti: dal nostro punto di vista ci sentiamo autorizzati a credere che i famosi tabulati siano persino inesistenti.

Il fatto più grave, però,  è che in alcune metropoli non sono state ancora predisposte centraline ad hoc per il rilevamento del benzene o in altri casi, come per esempio a Roma, risultano in numero insufficiente. Tutto ciò ci induce a pensare che ci troviamo di fronte ad una situazione di completa omissione di interventi che sono richiesti per legge.

Un capillare monitoraggio del benzene e degli altri composti, tra cui gli idrocarburi policiclici aromatici che nella maggior parte dei casi non sono sottoposti a rilevazione, potrebbe invece permettere di avere una mappa precisa della situazione nelle città così da procedere ad una correlazione dei dati con l'intensità del traffico automobilistico. La conoscenza della relazione causa-effetto è essenziale per capire in quale direzione vanno eseguiti gli interventi di miglioramento della situazione sia nella direzione dell'utilizzo di mezzi di trasporto più efficienti e meno inquinanti che per quello che riguarda in generale il miglioramento della mobilità.

Invece gli unici interventi posti in atto dalle autorità pubbliche per migliorare la situazione sono il blocco della circolazione delle vetture o la chiusura delle strade, come se il pericolo di andare incontro a negative conseguenze per la salute diminuisse solo perché in una giornata, o addirittura per qualche ora, le concentrazioni nell'aria delle specie inquinanti si sono abbassate.  Pura demagogia associata all'inutilità dei provvedimenti presi mentre sulla pelle dei cittadini viene provata ogni giorno l'inefficienza delle istituzioni e la superficialità degli organi di controllo.


Mobilità urbana, soluzioni in pillole.   

di  Giancarlo Sforza

«La mobilità è una gran conquista - ha dichiarato il prof. George Olah, premio nobel per la chimica, padre della benzina verde - e la chiusura al traffico di alcuni importanti città italiane in un determinato giorno feriale della settimana sono provvedimenti che lasciano il tempo che trovano».

Anni di dissennata politica di gestione della mobilità hanno prodotto danni irreversibili alla qualità della vita nelle metropoli  per coloro che vi risiedono ed in esse si muovono quotidianamente. Un tempo sognavamo per il 2000 auto che correvano su nastri magnetici con notevoli risparmi energetici e, soprattutto, con impatti sull'ambiente quasi nulli.

Speranze deluse; prospettive infauste.

Quale soluzione, dunque?

Non auto a propulsione magnetica, per ora, ma più concretamente azioni che si muovono su tre direttive: modificare i mezzi e gli strumenti per la mobilità, investire nella ricerca di tecnologie e utilizzare combustibili alternativi. Per quel che attiene i mezzi di trasporto bisogna incentivare l'uso di quelli a propulsione elettrica o a gas vincendo le resistenze dei cittadini, dell'industria automobilistica e, soprattutto, delle potenti società petrolifere.

È noto che l'Italia è un paese abitato da persone che amano spostarsi con il proprio mezzo.

L'auto elettrica è, senza alcun dubbio, soprattutto nelle metropoli ove si svolge oltre l'80% degli spostamenti totali, la soluzione che meglio di ogni altra risponde alle esigenze di mobilità coniugandole con quelle di tutela dell'ambiente. Anche se non vi sono ancora studi che quantifichino con precisione scientifica il risparmio energetico, economico e dei costi ambientali è possibile affermare già da ora che l'uso del mezzo elettrico o a gas è certamente meno inquinante (soprattutto per il benzene) e più economico dell'attuale auto a benzina verde. Nel contempo, è importantissimo  dare maggiore sviluppo alla ricerca sia per l'uso dei biocombustibili (combustibili derivati dalle coltivazioni dei girasoli, della colza e della soia), sia per l'utilizzo di nuovi motori tecnologicamente più avanzati.

Sempre per dirla con le parole del prof.  Olah: «il motore a combustione interna non rappresenta l'ultima frontiera ... ed il metanolo è un combustibile che costa poco e non genera scorie tossiche.» In tal senso ci sembra molto utile investire andando ben oltre l'obiettivo dei 5 milioni di tonnellate per l'anno 2003, stimate dall'UE, nell'uso dei biocombustibili.

Ma quale sistema di trasporti?

L'attuale sistema pubblico, discontinuo e inefficiente, che trasforma il giro in città in un vero inferno? Oppure, ridisegnare con competenza e responsabilità una mappa del trasporto (pubblico e privato) mettendo a disposizione del cittadino un sistema di mezzi puntuali, veloci, ben articolati ed integrati?

In primo luogo è indispensabile procedere alla realizzazione di nuove metropolitane, un mezzo che è in grado di garantire puntualità, velocità negli spostamenti, efficienza, risparmio energetico, tutela dell'impatto ambientale e sicurezza. In Italia abbiamo accumulato un ritardo di almeno cento anni.

Si pensi, a puro titolo d'esempio, che a Parigi ci sono 15 linee metropolitane, con una media di attivazione di una nuova linea in soli 10 anni (contro i 30 anni che sono necessari in Italia). Nella città della tour Eiffel, la "chiusura al traffico privato del mercoledì" avviene una sola volta l'anno e diviene un giorno di festa.

Anche il treno, foriero di ritardi e disagi a non finire, deve essere rivisitato e  corretto in senso urbano. Deve divenire una sana e quotidiana abitudine.  Farmaco senza controindicazioni che incoraggia e snellisce la mobilità. Rinnovo delle carrozze e dei locomotori,  nuove linee alternative ed elettrificate,  peculiari per il futuro sviluppo del territorio urbano ed extraurbano.

Il trasporto effettuato dalle Ferrovie  dello Stato, è particolarmente vantaggioso per la comunità: minori costi  esterni dell'impatto ambientale, con un  risparmio che mediamente è di 60 lire,  ma con punte che vanno oltre le 100  lire, per ogni chilometro percorso da un passeggero. Inoltre, garantisce minori costi energetici, da un minimo di 4,69 ad un massimo di 6,55 volte .


Le polveri delle acciaierie? Tutte  nel torrente inquinando l'ambiente.

di TOMMASO MOLINARI

 

Una vallata spettrale, coperta da cumuli di ceneri tossiche ad alto contenuto di veleni a pochi chilometri dalla cittadina di Bergamo.

In Val Brembana la società "Ponte Nossa S.p.A." ricicla ogni anno 80 mila tonnellate di polveri di abbattimento provenienti dagli altiforni delle industrie metallurgiche più importanti del Nord Italia, ricavandone almeno 20mila chili di zinco grezzo che viene, successivamente, spedito a Portovesme, in Sardegna, per essere riutilizzato. Sarebbe un'impresa ecologicamente lodevole, se le obsolete tecnologie impiegate non causassero la pericolosa contaminazione da fluoro, cloro, cadmio, nichel e piombo delle acque del torrente Riso, che convergendo nel fiume Brembo inquinano tutta la valle bergamasca.

Per recuperare lo zinco dalle polveri  di abbattimento prodotte dalle ciminiere delle acciaierie la Ponte Nossa, partecipata da importanti industrie leader nazionali del settore metallurgico come la Lucchini e la Bus, utilizza una tecnica di lavaggio in acqua corrente, in modo da  ottenere la separazione fisica dei metalli pesanti dai componenti indesiderati.

Il metallo così recuperato viene avviato ai forni di arrostimento, per essere fuso in blocchi di zinco grezzo.

Il liquido residuato dalle vasche di selezione nel frattempo viene riversato, senza essere sottoposto ad adeguato trattamento di depurazione, nel torrente che attraversa la fabbrica.

A valle solo una serie di filtri, a volte manomessi e comunque inadeguati, dovrebbero evitare la contaminazione del fiume Riso.

Per essere depurate efficacemente, invece, le acque di lavaggio richiederebbero un impianto tecnologicamente assai più avanzato (con un procedimento per osmosi).

Il rendimento di questa complessa operazione diventa assai remunerativo per l'azienda (diversi miliardi di fatturato annuo ricavato sia dal servizio di raccolta degli inquinanti dalle acciaierie sia dalla vendita all'ingrosso dello zinco) solo ed esclusivamente a fronte del mancato investimento in adeguate strutture antinquinamento.

A rendere più drammatico il rischio inquinamento occorre considerare che dalla movimentazione di ingenti quantità di polveri si alzano nubi tossiche di ossido di calcio che rendono irrespirabile l'aria in tutta la zona. In aggiunta, la discarica dell'azienda viene gestita irregolarmente ed è priva delle necessarie autorizzazioni.

Ad ottobre Ambiente e/è Vita ha presentato un dettagliato esposto al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri di Milano, denunciando questo grave disastro ambientale. A quanto è dato di sapere, però, finora non è stato preso alcun provvedimento.

Con il suo irresponsabile comportamento la "Ponte Nossa S.p.A." dimostra una volta di più (se ce ne fosse bisogno) che il profitto di un'impresa è assai più importante della salvaguardia dell'ambiente. Purtroppo.


Il convegno di Passolanciano, programmi e prospettive

di ANACLETO BUSA'

 

"Aspettando il Giubileo: valorizzazione e rispetto delle emergenze culturali della montagna": questo l'originale tema trattato nel corso del seminario nazionale organizzato dal coordinamento regionale abruzzese di Ambiente e/è Vita nel novembre scorso a Passolanciano. Il presidente dell'associazione, On. Nino Sospiri, in apertura dei lavori ha evidenziato la stretta connessione che intercorre tra il Giubileo 2000 e il turismo religioso, culturale e naturalistico della regione Abruzzo ribadendo altresì la necessita che si dia corso, con la collaborazione degli Enti locali e delle forze del volontariato e dell'associazionismo, a forme di turismo religioso ambientale. Queste, in Abruzzo, possono essere facilitate dagli ottimi collegamenti con la capitale e con il Lazio in generale, dalla numerosa presenza di esempi di monumenti di architettura sacra, dal particolare pregio naturalistico dei siti che possono concorrere alla realizzazione di veri e propri itinerari religiosi montani in grado di convogliare i pellegrini in collaborazione con le amministrazioni locali.

L'intervento del presidente della provincia di Chieti, On. Mauro Febbo, è servito a ribadire l'impegno dell'amministrazione provinciale a dar seguito alle indicazioni e suggerimenti evidenziati dal presidente di Ambiente e/è Vita. Febbo ha infatti sottolineato che il Giubileo 2000 è una opportunità assai importante per la riscoperta di itinerari religiosi ma anche per una nuova forma di turismo religioso-ambientale,  per il quale Chieti può svolgere un ruolo di " apripista". Il sindaco di Pretoro, D'Innocenza, intervenuto per i saluti augurali ha fatto presente quanta ricchezza di monumenti e di luoghi dello spirito vi sia nel proprio territorio e quanto questi vadano tutelati e valorizzati.

Tante le relazioni seguite all'intervento del presidente Sospiri e degli amministratori locali e tutte di alto livello culturale sui temi dell'arte del restauro, dell'architettura religiosa, delle tradizioni popolari.

Il consigliere regionale avv. Roberto Colletti, ha iniziato il giro delle relazioni presentando ed illustrando una proposta di legge regionale per la salvaguardia degli aspetti architettonici nella regione Abruzzo, mentre delle tecniche di restauro ha relazionato l'architetto Buracchio.

Il tema delle tradizioni popolari ha avuto ampio spazio nella relazione della dott.ssa Adriana Gandolfi. Sullo scempio effettuato in fase di restauro della piccola chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta,  in provincia di Aquila, ha riferito la prof.ssa Antonella Marmi. Non meno interessanti si sono rivelate le relazioni dell'architetto Antonello Alici sul tema delle pietre abruzzesi e sul loro significato non solo culturale ma anche estetico ed architettonico. Gli interventi del prof. Gerardo Massimi e del prof. Damiano Fucinese dell'università di Pescara hanno invece riguardato rispettivamente le dinamiche demografiche e le strutture produttive della montagna abruzzese e i segni della storia e della memoria attraverso gli insediamenti abitatitivi.

La mancata salvaguardia dei luoghi di culto unitamente alle aberranti operazioni di degrado e/o di restauro di alcuni eremi, sono stati invece affrontati con particolare passione da Edoardo Micati, ricercatore attento ed acuto osservatore.

Certo è che il convegno è servito a gettare le basi per una più stretta simbiosi tra uomo e ambiente in cui l'uomo possa affermare, nel rispetto di tutti gli equilibri, la propria centralità in un contesto ambientale variegato e caratterizzato da diversi aspetti culturali.

Il segretario nazionale di A/V, ing. Fernando Ferrara ha chiuso i lavori del convegno  rinnovando il proprio impegno e quello dei soci ad affrontare, in tempi brevi, altre iniziative sulle tematiche ambientali e culturali ad ampio raggio, nel rispetto dei principi statutari dell'associazione.

 

 



Le notti di Passolanciano

Interessante convegno quello di Passolanciano dello scorso Novembre, ma anche occasione per riunire il Direttivo di Ambiente e/è Vita  e riflettere, discutere su quanto è già stato fatto ascoltando nel contempo nuovi ed interessanti messaggi da parte del presidente Sospiri, tesi a riaffermare la centralità dell'uomo nel contesto ambientale ma soprattutto a dare nuova linfa all'azione di A/V sul territorio con una serie di iniziative (dibattiti, convegni, incontri) nelle regioni d'Italia all'inizio del terzo millennio.

Non poteva però essere trascurato l'aspetto ludico e gastronomico che difatti ha coinvolto tutti i partecipanti al  convegno, complici  anche le ottime condizioni meteorologiche e il meraviglioso contesto naturalistico e paesaggistico della Majella. I canti notturni all'insegna del più autentico folklore regionale, accompagnati dall'armonica di Edoardo Micati, dalla tastiera di un estroso "avvocato" e dalla chitarra di Cleto, hanno fatto da giusta cornice per i giorni di venerdì 12 e sabato 13 novembre alle abbondanti libagioni, alle strofi in rima baciata improvvisate dai commensali a scopo augurale innalzando calici dell'ottimo Montepulciano d'Abruzzo.

Un po' tutti i presenti sono stati coinvolti fino a tarda notte ad esibirsi in canti, danze, rime, in ciò confortati ed aiutati dall'ottima verve del presidente Sospiri. A coronamento della "tre giorni" passolancianese non poteva mancare una visita ai luoghi dello spirito, alle capanne  in pietra dei pastori con forma a tholos di micenea memoria  cosi bene descritti ed illustrati da Edoardo Micati, sotto un sole quasi estivo che si rifletteva sulle nevi in una suggestione di colori indimenticabile.



Il "trasporto" del verde nelle metropoli

di CESARE PATRONE

 

Uno dei punti cruciali sui quali si gioca la riqualificazione ambientale della città è l'incremento delle aree verdi nella stessa. Come ben concepì già nel 1986 (legge 752) il cosiddetto Piano Forestale Nazionale.

L'eccezione dei centri storici dove le aree verdi esistenti hanno un indiscusso valore architettonico e d'arredo in genere, nelle periferie (dove è concentrata la maggior parte della popolazione) la politica del verde è totalmente assente.

Si lascia fare a costruttori e privati ed i comuni non riescono ad esprimere piani regolatori che concretamente contemplino il cosiddetto "verde pubblico".

In una sorta di rapina costante del territorio si pensa solo ad incrementare la cubatura, dei nuovi edifici, mentre viene trascurata la progettazione del verde urbano (organizzato con percorsi attrezzati e infrastrutture di fruizione per i bambini), che rappresenta una buona politica ambientale per la città. Oltre le chiacchiere e la solita retorica ambientalista. Non dobbiamo dimenticare che non sempre è facile per il cittadino, preso com'è dagli impegni di lavoro o di famiglia, recarsi fuori. Anche comunque quando ciò fosse possibile con maggiore frequenza è sempre in città che egli vive la maggior parte del tempo.

La realizzazione di parchi verdi nella città, soprattutto in periferia, è un aspetto importante di una politica verde realistica e concreta. Il parco pubblico, sicuro e vigilato, di quartiere, rappresenta il cosiddetto "trasporto" del verde nella città. Rappresenta il polmone, lo sfogo affinché nelle aree di residenza la collettività possa espletare le sue funzioni non di mera sopravvivenza (come purtroppo avviene nei quartieri dormitorio), ma al contrario di benessere sociale.

Peculiarità degli ambientalisti antelitteram (i rosso-verdi), nonostante si pensi il contrario, è pensare poco alla città e al contesto urbano. Infatti, di là della cultura dei divieti come la chiusura agli autoveicoli del centro storico, non si pensa mai a serie e concrete soluzioni a carattere urbanistico che possano risolvere i problemi.

Viene sottovalutato l'aspetto interventistico, di costruzione di strutture e infrastrutture; soprattutto, vengono trascurate le strutture "verdi", le sole che possano migliorare la qualità della vita.

A riprova di quanto sostenuto finora, basta ricordare le scelte del sindaco di Roma Rutelli per un'occasione importante come il Giubileo. Sono stati spesi molti miliardi (si stenda un velo pietoso sui ritardi) per vedere poco o niente di nuovo. Sono state recuperate facciate e piazze, smontate e rimontate pavimentazioni e marciapiedi, ma di opere pubbliche "ambientali" nuove quasi nulla. Le cure del ferro (nuove linee metropolitane, nuovi parcheggi, nuovi parchi urbani) sono una chimera. Una situazione veramente sconfortante. C'è in  realtà un'incapacità cronica alla realizzazione. Ne deriva che, per quanto riguarda l'aspetto strettamente ambientale la comunità urbana debba cercare comunque il refrigerio, il riposo, lo "stacco dalla routine" in aree lontane della città con conseguente problema, nei giorni festivi e del week end, dell'intasamento di strade e autostrade, della riproporzione dei problemi urbani anche di fuori della città, nelle zone di vacanza.

Ma la questione, si badi bene, non si ferma qui. La mancanza di verde nell'urbe ha un riflesso sociale di una certa gravità. Periferie degradate o centri urbani intasati ed inquinati, producono una pessima qualità della vita. Gli strati sociali più deboli psicologicamente, vuoi per una questione economica o anche più strettamente fisiologica (i giovani), risentono notevolmente di tali carenze, esprimendo di conseguenza il peggio di loro stessi.

Più chiaramente e semplicemente: la carenza di verde contribuisce, con decisione, al degrado sociale.

L'assenza di parchi, di aree verdi, di giardini delinea un paesaggio urbano greve, torvo. E se è vero che l'ambiente concorre a formare la personalità degli individui e delle comunità, che contributo potrà mai esserci senza la presenza, nella città, di quella naturalità che per l'uomo rappresenta un fondamentale ristoro (ed identificazione) per il suo corpo e la sua psiche?

 


U Camiddu e l'Omu sabbaggiu

di ANACLETO BUSA'

 

All'origine di un mito, di una leggenda, si sa c'è spesso una traccia, un segmento, una buona parte di verità storica che la tradizione orale (raramente quella testuale) tramanda alle future generazioni nel corso dei secoli. Una commistione tra storia e leggenda può intendersi quella della pantomima "U Camiddu e l'omu sabbaggiu" che si rappresenta ogni anno a S.Stefano Medio in occasione delle festività in onore di S. Antonio Abate, in pieno mese di gennaio.

Siamo nel 1060 ed i Normanni, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, riescono finalmente ad invadere la Sicilia con l'appoggio dell'emiro Ibn-al. Timnah. Il Gran Conte Ruggero riesce infatti a sbarcare a Calcare (odierna Tremestieri) con circa 500 cavalieri alle primissime luci dell'alba  e si scontra con un drappello di saraceni che provengono da un vicino castello e portano salmerie e provviste varie alla guarnigione saracena di Messina.

Ci sono sufficienti indizi e documenti per ritenere che il castello in questione sia quello di origine bizantina di S.Stefano Medio e si può constatare che tali elementi si fondono con una tradizione che vuole Ruggero entrare in Messina a dorso di uno dei cammelli sottratti al saraceno.

Da qui, al significato della pantomima, il passo è breve: essa infatti, nell'immaginario delle genti future, ha sempre rappresentato una sorta di trionfo della cristianità sull'arabo infedele. Ruggero che entra in Messina a dorso di cammello, lascia appiedato e inerme il saraceno sul campo di battaglia.

Nelle contrade della riviera ionica siciliana e calabrese,  l'impresa di Ruggero è stata trasfigurata, in forma di "pantomima" nel corso dei secoli. S.Stefano Medio, oltre ad essere ritenuto luogo di origine della tradizione, da chi ha effettuato le ricerche storiche e le indagini in campo, ha avuto il merito di curarla ed alimentarla nel tempo con maggiore continuità rispetto ad altre contrade. Nella pantomima ,l'apparato della danza che vede il Conte Ruggero combattere a dorso di cammello (camiddu) con il saraceno appiedato (omu sabbaggiu) è schematico. Un intreccio di canne e di sottili lamine di alluminio delinea la figura dell'animale, mentre un parallelepipedo di lamine di alluminio (nei secoli scorsi solo di canne) protegge il saraceno all'altezza dello stomaco.

La corazza, l'elmo, la spada dei combattenti sono invece realizzati con un altro intreccio di canne. Le mani dell'omu sabbaggiu sono libere di armeggiare con spada e scudo, mentre il camiddu è sostenuto a spalle dal Conte Ruggero a mezzo di larghe bretelle di corda .

L'intreccio delle canne è ricco di mortaretti, petardi, castagnole che con il loro scoppiettare illuminano la scena che si svolge , rigorosamente al buio (se si eccettuano le luminarie della festa) sul sagrato della chiesa di S. Maria dei Giardini. Non una parola durante il confronto da parte dei due contendenti ma solo gesti rituali a forma di danza, a volte conditi con alcune oscenità (es. l'atto della minzione da parte del saraceno) ed esaltati dall'incalzare di una musica antica accattivante a ritmo di saltarello eseguita dalla pregevole banda del paese e dalla esplosione di botti e colori sapientemente dosati dal maestro pirotecnico.

Alla fine del confronto la figura del cammello, rimanendo ancora illuminata sulla scena  di fronte  a quella buia del saraceno, inerme, senza più fuochi da spendere, legittima il trionfo di Ruggero sul campo di battaglia. Le testimonianze dirette della pantomima , risalenti alla fine dl 1800 riferiscono di personaggi (Ciccio Brancato, Stefano Geraci, Peppino Ardizzone, Giulio Mascinà, Peppino Polito, Foti)  che hanno "ballato" il Camiddu, rimasti ormai nella memoria della gente e nelle tradizioni della riviera ionica tra Messina e Taormina.

Le virtù terapeutiche della marmotta

DI  GUIDO  LOMBARDI

La prima volta che sentii parlare della marmotta fu a proposito del suo grasso miracoloso. Avevo circa sette anni quando, in una piazza di Parma fui attratto da un assembramento di persone attorno al banco di uno strano venditore. Strano, ai miei occhi, per la lunga palandrana scura ed il berretto di pelo che indossava e per quell'aria da eremita che lo rendeva tanto diverso dai personaggi della mia vita quotidiana.

Quando, dopo essermi infilato tra le gambe dei grandi, mi trovai con il naso proprio a filo del banco, si parò davanti ai miei occhi sgranati tutto l'apparato con cui il ciarlatano cercava di spacciare il suo toccasana.

C'era di tutto: un teschio con un pugnale tra le mascelle ormai quasi sdentate, un enorme piede in gesso, il carapace di una tartaruga, una scatola con un serpente addomesticato, e poi una sfera, un cono, una bacchetta, pacchetti e pacchettini con strane scritte e, accanto a questi ferri del mestiere, una cassetta foderata di raso rosso con dentro la preziosa marmotta raggomitolata.

Solo chi acquistava il prodigioso farmaco - che aveva il potere di guarire i geloni, far ricrescere i capelli, eliminare calli, rughe ed efelidi e di rendere morbide ed impermeabili le scarpe - aveva il diritto di accarezzare l'animale vivo per propiziarsi la fortuna.

Passarono molti anni prima che mi capitasse l'occasione di poter osservare da vicino questo grazioso roditore.

Di taglia media, corpo tozzo ricoperto di pelo folto,  testa grossa con incisivi robusti ed arti muniti di unghie lunghe e ricurve, atte a scavare il terreno, la marmotta (Marmota marmota) ha andatura barcollante e goffa ma si muove agevolmente sui terreni rocciosi ed accidentati. Ha abitudini pigre e movimenti lenti, ma è sempre vigile ed attenta al minimo cenno di pericolo, pronta a lanciare un acuto fischio di allarme e darsi ad una fuga precipitosa.

Nelle valli alpine ed in alcune regioni dell'Europa orientale, girano ancora molte strane storie attorno a questo animaletto ed alle sue proprietà terapeutiche, che, in parte, sembrano confermare quelle raccontate dallo strano personaggio della mia infanzia. Infatti, una pelle essiccata ed inchiodata sull'uscio di casa degli sposi novelli, garantirebbe alla coppia fecondità e prosperità, mentre la pelle appena scuoiata costituirebbe una cura efficacissima per i dolori reumatici, se applicata sulla parte dolorante. C'è poi il Mankeischmalz, rimedio che fa parte integrante della medicina popolare degli alpigiani che lo usano soprattutto per curare affezioni bronchiali e polmonari.

Plinio chiama la marmotta topo delle Alpi e racconta  che la marmotta si distenda supina, e che una sua compagna, dopo averla coperta con un mucchio di fieno, le afferri la coda con i denti e la trascini nella tana, mentre essa provvede a trattenere saldamente il prezioso carico. I due animali si scambiano i ruoli ed è appunto perciò che in tale epoca il dorso delle marmotte appare spelacchiato. Questo comportamento non è mai stato verificato scientificamente ed è assai più probabile che il pelo sia rovinato a causa delle entrate ed uscite dalla tana.

Imbottire la tana di fieno è importante per la marmotta che vi trascorre in letargo i lunghi mesi invernali e ne riemerge, dimagrita ed affamata, ai primi tepori della primavera quando dedica la maggior parte del suo tempo alla ricerca del cibo per reintegrare il grasso metabolizzato durante il periodo di inattività.

C'è stato un tempo in cui quel grasso - e la folta, calda pelliccia - hanno addirittura messo a rischio la sopravvivenza della marmotta. Basti pensare che nella prima metà di questo secolo, a causa di un unguento miracoloso messo in commercio da un farmacista di Sciaffusa, in Svizzera ne furono uccise più di 16.000. Fortunatamente intervennero le autorità, sia a proibire l'eccidio, sia a convincere i creduloni che quel medicamento nulla aveva di miracoloso.

Personalmente io sono certo che qualcosa di magico c'è nella marmotta - così come qualcosa di magico c'è in tutte le creature della terra - ma non risiede certo nei presunti poteri terapeutici del suo grasso, né tantomeno in quelli scaramantici del suo mantello.

La magia è l'esaltante sensazione di stupore che proviamo nell'osservare il suo perfetto rapporto con la natura quasi avessimo ancora sette anni.  


Curiosità dal mondo

 

L'Unione Europea ha stabilito gli standard qualitativi per assegnare ai portatili il marchio di qualità ecologica. Tra i criteri fissati: l'indicazione dei consumi energetici e le modalità da adottare per limitarli.

Gli ecocomputer dovranno indicare i possibili rischi per la salute derivanti dall'uso di apparecchiature elettroniche o dai materiali (mercurio) utilizzati nella costruzione degli accumulatori. La scelta dei materiali con cui verranno assemblati dovrà favorirne il riciclaggio: custodia e telaio saranno realizzati in plastica e metalli riciclabili per almeno il 90%.

 


Geologicamente povera di miniere di preziosi, l'Italia ha trovato il suo eldorado in discarica. Sotto cumuli di rifiuti, infatti, si nasconde un tesoro nascosto che produce metalli nobili per un valore di 1.500 miliardi l'anno.

Recuperati, da società specializzate, tra gli scarti delle lavorazioni industriali grazie a un avanzato processo di riciclaggio, oro, argento e platino vengono purificati e fusi in piccoli lingotti pronti per essere riutilizzati. Le aziende più sprecone sono quelle orafe, elettroniche, fotografiche, galvaniche, farmaceutiche e petrolchimiche.


Il fisico tedesco Albert Einstein avrebbe copiato la formula che è all'origine della relatività da uno studioso dilettante italiano. O quanto meno il premio Nobel avrebbe tratto segreta ispirazione dalle ricerche di un industriale veneto, Olinto De Pretto, ucciso nel 1921 con un'arma da fuoco da una donna per questioni d'affari.

La clamorosa ipotesi, destinata a mettere a rumore la comunità scientifica, è avanzata dal professor Umberto Bartocci, ordinario di geometria presso l'università di Perugia, nel libro "Albert Einstein e Olinto De Pretto: la vera storia della formula più famosa del mondo", pubblicato dalla casa editrice bolognese Andromeda. De Pretto, nato a Schio (Vicenza) nel 1857, scrisse nel 1903 "Ipotesi dell'etere nella vita dell'universo", in cui veniva formulata per la prima volta l'equazione E=mc2. Einstein giunse alle stesse conclusioni due anni dopo, quando nel 1905 pubblicò l'articolo "L'inerzia di un corpo è dipendente dal suo contenuto di energia?". Secondo Bartocci, il fisico tedesco avrebbe conosciuto lo studio dello scienziato dilettante veneto anche perché aveva avuto come consigliere scientifico, quando lavorava in Svizzera, proprio un veneto, Michele Besso, che come De Pretto coltivava gli stessi interessi scientifici. E Bartocci ha anche accertato  l'esistenza di un filo diretto tra la famiglia Besso e quella De Pretto.

 

 


L'Europa ha deciso il bando dei giochi in Pvc morbido contenenti alcune sostanze dannose per la salute, gli ftalati. In tempi molto brevi verranno vietati i prodotti destinati ai neonati che risultano più soggetti a rischio (anelli da dentizione e pupazzi).

Oltre al divieto di produzione e di commercio di questi prodotti, verrà imposto l'obbligo di etichettatura su quelli destinati alla prima infanzia (bimbi fino ai tre anni) per garantire ai genitori acquirenti una chiara informazione sui possibili effetti nocivi del loro utilizzo.


Sotto tutela i delfini e le balene che vivono nell'alto Tirreno. Con un accordo internazionale Italia, Francia e Principato di Monaco hanno istituito il Santuario per i mammiferi marini del Mediterraneo.

L'oasi, che si estende per circa 96.000 chilometri quadrati dalle coste della Liguria, alla Provenza e alla Corsica, servirà a proteggere mille balenottere, decine di migliaia di delfini stenelle, oltre a squali elefante, mante, tonni e pesci spada, a rischio per continui disturbi causati dal traffico marino, dalla pesca illegale e dall'inquinamento acustico.

 


Una zona off limits lungo la costa tropicale del Brasile per proteggere dall'estinzione la balena franca (700 esemplari). Il Governo ha istituito un'area di protezione ambientale davanti la costa dello stato di Santa Catarina, un tratto di litorale dove le piccole balene della specie antartica si riuniscono durante il periodo della riproduzione e del parto.

Le denunce delle organizzazioni ecologiche non governative hanno fermato il massacro dei cetacei durante le migrazioni stagionali dal continente antartico alle acque calde brasiliane.


 

Scoperto sul fondo del mare Tirreno il più grande vulcano sottomarino d'Europa. Si chiama Marsili, si innalza di 3000 metri dal fondo marino con una lunghezza di 65 km. Il Marsili è attivo e potrebbe  provocare maremoti pericolosi per le regioni costiere.

La scoperta arriva da un gruppo di scienziati dell'Istituto di geologia Marina (Igm) del Cnr di Bologna, che ha individuato il vulcano mentre realizzava la prima mappatura del Tirreno. Sui fianchi del Marsili ci sono numerosi altri vulcani satelliti, molti dei quali grandi come l'isola Vulcano.

 



Notizie dalle Sedi di A/V

Campania

A/V della Campania ha organizzato in collaborazione con altre associazioni, nel mese di novembre il recupero di un tratto di arenile a S. Giovanni a Teduccio, uno dei quartieri più disagiati di Napoli.

La manifestazione, che si integrava in un progetto di minori a rischio, è stata svolta con la fattiva collaborazione dei ragazzi del quartiere. Successivamente sarà organizzata una serie di conferenze monotematiche, sui vari aspetti delle problematiche ambientali, con la partecipazione della gioventù del quartiere.

 

A luglio si è concluso a Salerno il Corso di formazione professionale cofinanziato dal Fondo sociale Europeo  per "Operatore di discarica per RSU".

Nei primi mesi dell'anno si è tenuta una manifestazione in cui si è proceduto alla bonifica di un tratto dell'arenile di Miliscola (Na) e dei fondali antistanti con l'ausilio di sub professionisti.

 


Lazio

A Settembre ha avuto inizio il Progetto "L'educazione e la sensibilizzazione ambientale attraverso il censimento del degrado all'interno della Riserva naturale statale del Litorale Romano".

Le attività sono state svolte presso il comprensorio scolastico "G. Amendola"  e  "R. Guttuso" di Ostia ed hanno avuto come oggetto lo svolgimento di lezioni teoriche sui vari temi ambientali e l'esecuzione di monitoraggi in campo su acque di fiume, rifiuti, atmosfera, rumore, elettrosmog.

 

Nel mese di ottobre si è svolto presso la Sala Ascom Ostia Lido, il Convegno "Roma Marittima un ambiente da risanare, un futuro da inventare ".

Alla conferenza, che ha visto una notevole partecipazione di cittadini,  hanno partecipato illustri studiosi che hanno dibattuto, tra l'altro, i temi ambientali relativi al degrado della Riserva naturale statale del Litorale Romano.

 


Abruzzo

Dall' 11 al 18 luglio è stata organizzata  la IV edizione della Festa della Campagna "La Trebbiatura", una rassegna di arte e cultura popolare abruzzese. Nell'ambito del nutrito programma, si sono tenuti il Festival della Fisarmonica, una mostra fotografica documentaria, una  selezione di poesia dialettale "G. Porto" e la fiera dell'agricoltura con la rievocazione storica della trebbiatura del grano.

 

 


Puglia

A settembre, A/V della Puglia ha partecipato alla "Fiera del Bacino dell'Ofanto" con uno stand informativo della Associazione. In questa occasione è stato preparato un decalogo intitolato "Decalogo del buon Cittadino" in cui  venivano riportate alcune regole, semplici ma vitali, per rispettare la propria città . Inoltre  nell'occasione venivano invitati i cittadini a esprimere dei suggerimenti per migliorare le condizioni di vita nell'ambiente urbano.

 

 


Friuli Venezia Giulia

In agosto è stato presentato, presso la Sala Consiliare del Comune di Bordano (Ud), il libro "la fortezza di Montefesta curata dall'ing. S. Silvestri, coordinatore provinciale A/V di Udine.

Nel mese di settembre è stata presentata l'iniziativa " Denuncia gli abusi... difendi l'ambiente" per sensibilizzare i cittadini della provincia di Trieste in materia di discariche abusive  e di raccolta dei rifiuti solidi ingombranti .


Calabria

E' stata indetta una manifestazione, a coronamento del Progetto "Città Pulita", che aveva come oggetto iniziative di informazione e sensibilizzazione ambientale nelle scuole elementari e medie di Catanzaro attraverso la formazione dei docenti e del personale direttivo.

Sardegna

Durante una manifestazione è stato presentato il volume "Pregadorias pro sa Missa e pro sos temporales Furidos" una raccolta di antiche preghiere e canti sacri usati durante le varie ricorrenze religiose in lingua originale di Mores in provincia di Sassari.

 

E' stato pubblicato per iniziativa dei responsabili regionali il volume "Sas fadas de su monte" una raccolta delle memorie sulle leggende della montagna, in lingua originale, con glossario.


Sicilia

L'associazione A/V della Sicilia ha lanciato l'iniziativa per la realizzazione sull'isola di Pantelleria del primo festival della musica del Mediterraneo.

Il comitato promotore ha già avviato i primi passi formali per la sua concretizzazione ed a sostegno dell'interessante progetto ha già raccolto 200 firme. Gli organizzatori si sono assicurati intanto la trasmissione dell'intero evento via Internet.

 


 


Tutela ambientale, una coscienza  collettiva


di Guido Lombardi

Ambientalismo: una parola che ha sempre evocato interessi di sinistra, come se la salvaguardia ecologica e la ricerca della qualità della vita attraverso un corretto rapporto tra uomo e natura potessero avere un colore o essere espressione di una specifica ideologia politica. Ovviamente, non è così. L'ambiente non solo è di tutti,  ma necessita, ora più che mai, dell'impegno di  tutti, indistintamente.

E' vero che, sino ad oggi, il monopolio dell'ecologia è stato in mano a colossi dell'ambientalismo che si identificavano con le forze di sinistra. Ed è anche vero che riesce tuttora difficile occuparsi dei problemi che affliggono la natura che ci circonda guardandoli da un punto di vista strettamente politico. Ma oggi  non c'è più tempo né spazio per quella mentalità  - indotta da chi deteneva il potere politico - che sosteneva alcune associazioni ambientaliste a scapito degli ecologisti "fuori tendenza"  che venivano relegati all'esterno della gestione del patrimonio naturalistico: quella mentalità deve essere completamente abbandonata.

Ed un modo ci sarebbe. Da tempo vado propugnando una mia teoria, una nuova "via ecologica" che stravolga il modo attuale di concepire il rapporto tra uomo e natura. Sono concetti innovativi che prevedono non la segregazione, ma la fruizione proprio di quelle aree che per le loro peculiari caratteristiche rappresentano scenari irripetibili del nostro patrimonio naturalistico. Ma per far questo l'uomo non va escluso come il "grande distruttore" quale in effetti è spesso stato, ma educato ed incoraggiato a farsi artefice e portavoce di una nuova tendenza costruttrice, che possa non solo salvaguardare, ma anche e soprattutto ripristinare.

Per anni, infatti, abbiamo assistito al conservazionismo spinto delle grandi organizzazioni come WWF, Lipu, Legambiente che, in nome della difesa di una particolare specie o di un habitat a rischio, altro non hanno fatto che isolare grandi "fette" del territorio nazionale, rendendole inaccessibili e togliendo, quindi, al cittadino comune anche la semplice possibilità di rendersi conto di cosa e quanto possa essere fatto per conservare  o recuperare le aree degradate. Ma se l'ambiente è di tutti, tutti devono poterne fruire in egual misura con cosciente partecipazione.

Una sentenza della scolastica medievale, probabilmente derivata da Aristotele, dice: "In medio stat virtus". La virtù sta a metà strada fra gli estremi. La saggezza degli antichi deve trovare riscontro anche nel nostro caso. La nuova "via ecologica" deve trovare nuove occasioni di confronto e convivenza tra l'uomo e la natura, cercando di raggiungere una sorta di simbiosi  che non danneggi né l'uno né l'altra, ma che arrivi, invece, a valorizzare le caratteristiche intrinseche di entrambi.

Si fa un gran parlare di educazione ambientale, ma nulla di veramente concreto è stato sino ad ora realizzato. Si procede sull'onda degli slogan ad effetto, degli scoop giornalistici che ingigantiscono e svisano il problema di fondo, della notizia spicciola che non ha nessun riscontro scientifico alla base. Ma il cittadino ha bisogno di chiarezza e tempestività, di un'informazione trasparente e costruttiva che lo metta in condizione di partecipare attivamente a quel recupero ambientale che è ormai priorità assoluta nel nostro paese. 

Il motto: "Né conservazionismo ad oltranza, né sfruttamento selvaggio" deve trovare riscontro nella realtà quotidiana. Ecco il compito che ci dobbiamo prefiggere: sviluppare una coscienza nuova ed equilibrata e, soprattutto, operare assiduamente per diffonderla. Attraverso il nostro impegno i cittadini devono diventare più consapevoli delle sottili problematiche dell'ambiente, devono sviluppare una sensibilità ecologica, devono sentirsi coinvolti perché parte in causa, elementi essi stessi di un vasto quadro di cui sono parte essenziale. Solo così si potrà muovere la gente affinché eserciti un ruolo attivo per la realizzazione di una società ecocompatibile, per nulla utopistica, ma più reale di quanto si possa pensare al momento.

L'ambiente è un patrimonio insostituibile, prezioso, e noi tutti abbiamo il dovere di conservarlo al meglio là dove è ancora possibile, ma dobbiamo soprattutto operare al recupero di quanto noi stessi abbiamo distrutto. Questo deve essere il nostro impegno nei confronti delle generazioni future che sono, per diritto, eredi della terra.

 

 


GUIDO LOMBARDI

 

Ancora studente, ha iniziato il suo lavoro collaborando a tutte le attività del padre Angelo, l'Amico degli Animali. Nel seguire questa passione familiare ha ampliato i propri interessi all'intero mondo naturalistico ponendosi, come scopo prioritario, il coinvolgimento del grosso pubblico in una più profonda presa di coscienza dei vari aspetti della natura e dei gravi problemi che oggi la minacciano.

Oggi, nella sua attività di consulente naturalistico in Italia e all'estero, non dimentica mai questa priorità e, utilizzando tutta la sua esperienza e il suo know-how, persegue sempre finalità di informazione e di sensibilizzazione dell'opinione pubblica verso una più cosciente fruizione del patrimonio naturale e verso una pi