5-06-2009 17:12

Il Piano Regolatore di Roma in balia dei venti.

Noi che abbiamo sempre criticato con forza il documento pianificatorio, adottato dalla giunta Veltroni, per le molte risposte disattese e le troppe ferite lasciate a incancrenire, ci permettiamo di porre all'attenzione del Sindaco 2 o 3 punti da tener sempre presente, qualsiasi cosa intenda fare in quell'arco di territorio e per Roma, in generale.

Una maggiore attenzione al centro storico (il più grande al mondo), soprattutto nei suoi aspetti storico - ambientali, soprattutto lì dove il "nuovo" P.R.G. perpetua gli errori del passato: rinunciando ad alleggerire di funzioni ed attività il centro storico. Chi L'ha preceduta, gentile Sindaco, non si è reso conto che il territorio interno alle Mura Aureliane è oramai saturo e vicino al collasso; che a fronte di un'estensione pari al 2% dell'intero territorio comunale, questa zona attrae quotidianamente circa il 20% dell'intera popolazione residente. In assenza di un sistema dei trasporti pubblici su ferro, tale sovraffollamento delle attività, comporta valori d'inquinamento sempre più elevati ed una congestione del traffico perennemente presente.

Tale questione è, per molti aspetti speculare alle principali problematiche che interessano gli attuali quartieri semicentrali: se non vengono spostate alcune importanti funzioni, dal centro città su queste zone, qualsiasi intervento per il loro recupero, risulterà solamente un'operazione effimera e di maquillage. Come pure, se non si affronta la questione del recupero delle aree dimesse, attraverso un programma di riutilizzo integrale operando, contemporaneamente, un deciso freno all'espansione su nuovi territori, non ci saranno i ritorni attesi.

Ecco, Alemanno, tema di oggi è proprio la sostituzione di terreno agricolo con nuovi insediamenti sempre più lontani e meno collegati con il centro produttivo della metropoli che lasciano le nuove periferie al loro destino.

In questo senso, una cosa sfuggita alla mente di Veltroni è che da oltre un decennio la realtà urbanistica di Roma non è più inclusa e racchiusa dentro i vecchi confini amministrativi comunali ed, ancora per poco, in quelli provinciali. Da ormai oltre dieci anni, è in atto un processo demografico che vede gli abitanti della Capitale spostarsi verso i territori limitrofi, fuggendo dal rumore, dall'aria inquinata, dai costi elevati delle abitazioni ma, anche, da un sistema dei trasporti pubblici inesistente. Le nuove cubature pianificate, pari al 10% dei 70 milioni di metri cubi che oggi compongono la città, ci sembrano francamente eccessive. In pratica, s'intenderebbe consentire la realizzazione, nell'arco dei prossimi 15 anni, di una quantità pari al 10% di quanto si è costruito in 2 millenni di storia, proprio mentre si va attuando un'inversione demografica pari a quella avvenuta all'indomani delle invasioni barbariche (SIC)!

 In tal senso, non è più sufficiente pensare di prolungare la linea metropolitana B sino a Tor Pagnotta o a Conca D'Oro quando la città è già oramai a Pomezia, ad Anzio ed a Nettuno, a Cisterna e nella stessa Latina, a Guidonia, a Tivoli ed oltre.

A nulla servirà realizzare la linea C, così come oggi è stata progettata, avendo dimenticato che c'è un'intera città che quotidianamente viene giù dai comuni Prenestini, dai Castelli, dal Braccianese o dalla stessa Viterbo. Dov'è la linea ferrata che dovrebbe servire, già oggi oltre che domani, l'area di Tor Vergata, di Ponte di Nona, etc. ove si va insediando un intero nuovo paese?

Ritenere di poter pianificare la Città Eterna prescindendo da un programma di sviluppo territoriale a scala provinciale e regionale, equivale ad avere una trave nell'occhio: quando va bene, si ha una visuale parziale e distorta della realtà e si commettono errori grossolani con gravi risvolti economici, sociali ed ambientali.

Ecco perché, nonostante da più parti si vada, quotidianamente, dimostrando il valore politico, economico, culturale e sociale di un ambiente tutelato e di qualità ed, in tal senso, è universalmente riconosciuta l'importanza paesaggistica, naturalistica e storica dell'agro romano, si continua la scellerata politica di occupazione di quei suoli agricoli deturpando, in maniera irreversibile, un ambiente unico nel suo genere; anziché, come le stesse associazioni di costruttori chiedono, recuperare aree e fabbricati già esistenti e presenti nella città.

Ci si potrà obiettare che tale pianificazione presuppone un sistema di spostamenti celeri, sostenibile, efficaci ed efficienti.

Certamente la risposta non è data da questo "nuovo" P.R.G., che ancora prevede per la nuova città che, come si è detto, già da decenni va ben oltre i confini comunali, uno sviluppo delle linee su ferro, nel complesso, lento ed insufficiente, per i carichi che via via si vanno costituendo. Peraltro, tra le nuove linee ferrate contemplate, molte sono pensate per incancrenire situazioni insostenibili. Come, ad esempio, il prolungamento della metro A, sino a Torrevecchia ed alla Romanina: è noto che tale linea è, già oggi, satura!

Confrontando tali scelte con Londra e Parigi, che già oggi hanno oltre 400 chilometri di linee metropolitane ciascuna (contro i 36 km della Capitale), si comprende che con l'attuazione di questo Piano, i romani, per le prossime 2 o 3 generazioni, dovranno continuare a spendere il 10% del loro stipendio, per gli spostamenti quotidiani.

Oltre ai 2.300 euro per i costi ambientali esterni derivanti da una gestione della mobilità incosciente!

A questo punto, è giusto porLe all'evidenza anche un'importante "novità" contemplata nel nuovo Piano (in Francia è pratica adottata da sempre): anteporre ad ogni attuazione di piano di zona la realizzazione, nelle vicinanze, di una linea di trasporto su ferro adeguata al nuovo carico di spostamenti ivi previsti. Purtroppo, a ben vedere, anche nel Piano in questione, tale brillante idea risulta solo sterile propaganda e fuorviante informazione. La prova provata è tangibile e sotto gli occhi di tutti: sempre lì, a Tor Pagnotta, ove si vanno finendo di realizzare le nuove abitazioni previste. Orbene, attualmente l'area è servita, solamente, dalla via Laurentina e dal Grande Raccordo Anulare, entrambe già sature, anche su quel tratto, mentre il prolungamento della linea B (che presenta già oggi livelli critici di sovraffollamento) è tutto ancora a livello progettuale. Vien da chiedersi: dove si pensa di far transitare la quota parte degli oltre 10 mila abitanti che presto vi risiederanno? Dove sono quelle infrastrutture su ferro (non certo un tram) "propedeutiche alle concessioni edilizie" già rilasciate ed in corso di ultimazione?

Gentile Alemanno, certo Le riconosciamo che è arrivato quando il patatrac era già stato fatto ma, oggi, non si faccia condurre dai canti delle sirene: vuole veramente credere alla fiaba per cui il tram di Tor Carbone possa risolvere i problemi del traffico in quell'arco di città perennemente intasata? E quando arriveranno i previsti ulteriori 10 mila residenti, pensa veramente che si possano riversarli tutti in un tram?

Roma ha bisogno di più coraggio, più capacità e scelte politiche autonome: un disegno politico che si elevi dai meschini mercanti di quartiere e vada oltre, con fulgida lungimiranza.

Signor Sindaco, Le chiediamo un momento di riflessione ed analisi per valutare con calma ed accuratezza le reali esigenze edificatorie e di mobilità dei cittadini al fine d'impegnare efficacemente e senza sperperi le esigue risorse disponibili, fornendo, al contempo, il servizio che da Lei i cittadini si attendono.

Una netta rottura con le maniere adottate nel passato!

Giancarlo Sforza