KYOTO: DALLE PAROLE AI FATTI

AL 16 febbraio 2005 è in vigore il protocollo di Kyoto. Questa data rappresenta una pietra miliare nella lotta contro l'inquinamento del pianeta perché il Protocollo di Kyoto, firmato nel dicembre 1997 e ratificato dall'Italia con la legge 1° giugno 2002 n. 120, formalizza l'impegno con il quale le Nazioni più industrializzate si attivano per ridurre le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra. Si tratta di un passaggio di grandissima importanza politica perché concretizza la prima iniziativa a livello internazionale per la salvaguardia globale dell'ambiente. Purtroppo manca all'appello il più grande paese industrializzato, gli Stati Uniti d'America,che pur condividendo i principi ispiratori del Protocollo, non ne accetta le condizioni, considerate troppo penalizzanti per il proprio settore industriale.

Effettivamente il rispetto dell'impegno comporta un notevole sforzo di rinnovamento dell'industria e dei servizi ed elevati investimenti - solo per l'Italia il costo è stato calcolato in circa 5 miliardi di euro - ma rappresenta l'unica via per evitare un deterioramento irreversibile dell'atmosfera che porterebbe in futuro a costi ancora maggiori in termini non solo economici ma anche ambientali. L'Italia ha invece già messo a punto il suo Piano di riduzione delle emissioni, che è attualmente all'esame della Commissione europea. Tale piano va anche oltre l'impegno richiesto e prevede,entro il 2008 - 2012,una riduzione media del 6,5 % delle emissioni registrate nel 1990, contro il 5%minimo previsto dal Protocollo di Kyoto. Purtroppo la situazione di riferimento del 1990, molto grave, non è fino ad oggi migliorata e quindi l'obiettivo, già ambizioso in partenza, potrebbe diventare irraggiungibile nei tempi previsti. A complicare ulteriormente il quadro è intervenuta anche la crisi economica che negli ultimi anni ha colpito soprattutto gli Stati occidentali più industrializzati, rendendo così ancora più arduo coniugare le esigenze d d5 competitività sui mercati con il rispetto degli obiettivi dell'Unione Europea.

Nonostante queste difficoltà il governo è fortemente impegnato ad effettuare i passi necessari per mantenere gli impegni assunti con la ratifica del Protocollo nella consapevolezza che la mancata riduzione di queste emissioni sarebbe fortemente penalizzante per tutti, ed in particolare per l'Italia, caratterizzata da circa ottomila chilometri di costa. L'effetto serra è causato da 6 gruppi di gas diversi, ma l'anidride carbonica è quella che desta le maggiori preoccupazioni perché rappresenta la stragrande maggioranza delle emissioni. L'impegno politico per rispettare il Protocollo è grande, perché esso non riguarda solo le scelte energetiche nazionali, la cui responsabilità è istituzionalmente dello Stato, ma anche gli interventi di programmazione e di incentivazione all'uso delle fonti in modo conforme alle esigenze dei vari settori di utilizzazione senza peraltro danneggiare l'economia globale della Nazione.

Gli impegni più importanti riguardano il ridimensionamento dell'uso di energia fossile primaria, come il carbone e il petrolio, che dovrebbero essere parzialmente ma progressivamente sostituiti con risorse energetiche ad inquinamento minore, come il metano, o nullo, come l'idrogeno, dando anche un giusto e credibile spazio alle fonti rinnovabili, come l'eolico ed il solare. Ma qualunque iniziativa venga assunta dal governo per rispettare gli impegni di Kyoto, questi difficilmente potranno essere del tutto rispettati se non si passerà anche attraverso una forte ripresa della ricerca, una iniziativa coerente con gli obiettivi da parte del settore industriale ed un processo spinto di ammodernamento dei trasporti e dei servizi