Secondo gli ambientalisti croati di “Eko Kvarner” l’Oleodotto adriatico e’ un colabrodo

Gli ambientalisti croati di "Eko Kvarner" hanno da tempo reso noti i dati di un monitoraggio eseguito su 288 chilometri dell' Oleodotto adriatico. Dati che la società proprietaria "Janaf" avrebbe occultato. Il monitoraggio, condotto con strumentazione che viaggiando all' interno delle condotte rileva le anomalie della struttura, avrebbe individuato tra Castelmuschio, sull' isola di Veglia, e il confine con l' Ungheria 122 segmenti di tubazione i cui spessori risultano di meno di 5 mm, vale a dire mediamente ridotti del 50% rispetto ai 10 mm originari. Ciò comporta un elevato pericolo di cedimento con conseguente fuoriuscita di greggio.

Ciò mette a rischio le riserve idriche delle zone attraversate dall' oleodotto che per 65 chilometri si snoda in terreni di origine carsica e per almeno altri 20 chilometri si sviluppa in aree strategiche per l'emungimento dell' acqua potabile di Fiume e dintorni. Da quando e' entrato in funzione nel 1979 dall' oleodotto si sono verificate otto fuoriuscite di greggio dovute ad incidenti e rotture. Per la sua vetustà e per lo stato di conservazione delle condotte l' oleodotto - secondo i tecnici del demanio idrico croato e gli ambientalisti quarnerini - dovrebbe smettere di funzionare, invece la proprietà sta avviando il progetto "Druzba Adria" per utilizzato per trasferire a Castelmuschio ogni anno 15 milioni di tonnellate di greggio dai campi petroliferi caspico-caucasici della Russia.

Oltre al pericolo di perdite dall' oleodotto "Eko Kvarner" paventava nel dicembre scorso anche i gravi rischi che l' intero Alto Adriatico correrebbe per l' aumentato traffico di petroliere. Ma alla fine dello scorso anno si sono conosciuti anche i dettagli del progetto di un oleodotto che dalla Romania - attraverso la Serbia, il Montenegro, la Croazia e la Slovenia - arriverà a Trieste da dove, mediante l' Oleodotto transalpino, il greggio partito dal porto di Costanza, sul Mar Nero, sarà pompato verso il Centro Europa, mentre una seconda diramazione lo trasporterà a Venezia. Considerato che la vita media degli oleodotti nel mondo e' di 30 anni, preoccupa che si pensi di utilizzare quello gestito dalla SIOT che e' entrato in esercizio tra Trieste e la Baviera nel lontano 1967 e che lungo il suo percorso attraversa 30 fiumi e più di 130 corsi d' acqua minori.