11-12-2005 11:35

Tracciabilità: prima garanzia per il consumatore

Passata la guerra all'Iraq che sempre più realisticamente appare essere stata una guerra combattuta, più che per la pace nel mondo, per questioni commerciale (intorno alle concessioni per l'estrazione del petrolio), visto che ad oggi non è stata rinvenuta traccia circa le armi di distruzione di massa possedute da Saddam, il Presidente americano apre il fronte OGM (organismi geneticamente modificati). Adducendo, ufficialmente, alla volontà cristiana di combattere la piaga della fame nel mondo, il primo cittadino USA accusa l'Europa di agire proteggendo le proprie produzioni anziché per dare da mangiare agli affamati.
Anche in questo caso l'aspetto commerciale (legato alla vendita dei brevetti e dei prodotti agricoli) sembra essere più rispondente alle reali motivazioni del contendere!
Di risposta alle accuse americane, nei giorni scorsi l'UE ha approvato due nuove norme che impongono l'obbligo d'indicare sull'etichetta la presenza d'ingredienti ottenuti tramite manipolazioni genetiche, se in quantità uguale o superiore allo 0,9%, e la tracciabilità della filiera dei prodotti derivati dall'utilizzo d'ingredienti e mangimi transgenici.
Il tema dell'utilizzo degli OGM, purtroppo, non si limita alle sole problematiche di carattere economico ma coinvolge direttamente, ed i maniera profonda, anche importanti questioni legate alla salute umana nonché alle tematiche ambientali.
Per quanto riguarda il primo aspetto, certamente il più rilevante, ci limitiamo a registrare che la scienza non ha fatto ancora sufficientemente luce. Non ci sono prove certe sulla "tossicità" dei prodotti derivati dalla manipolazione genetica e, quindi, le argomentazioni pro e contro perdono di reali significati.
Viceversa, è certo che l'utilizzo massiccio di questi prodotti comporta gravi ripercussioni economiche sia per il nostro Paese che per l'Unione tutta. Infatti i prodotti agricoli di molti paesi europei, siano essi destinati alla trasformazione ma, ancor più, per quelli che finiscono direttamente sulla tavola del consumatore, si caratterizzano per la qualità, che è mediamente elevata, ancor più che per il prezzo, non sempre contenuto. L'utilizzo, in agricoltura, degli organismi modificati consente di ottenere una maggior produzione e, quindi, di mantenerne basso il costo. Per contro, si ottiene un prodotto standardizzato che conserva invariate le sue caratteristiche, in qualsiasi latitudine o longitudine lo si coltivi.
È, in sostanza, il processo inverso rispetto al percorso che intende proteggere e valorizzare la biodiversità, universalmente riconosciuta come ricchezza.
Nella nostra agricoltura la biodiversità delle colture, è stata ottenuta attraverso l'esperienze acquisita nei secoli e tramandata di generazione in generazione giungendo, ad ottenere prodotti particolari, tipici, con caratteristiche organolettiche uniche al mondo, apprezzate da tutti.
Detto ciò è facile comprendere come in Italia la questione OGM assuma oltre agl'importanti aspetti economici legati al commercio mondiale dei nostri prodotti agroalimentare (vino, pasta, prosciutto, etc.), anche fondamentali aspetti ambientali.
Chi si presenta cauto nell'utilizzo degli organismi geneticamente modificati sa che il vino italiano, ad esempio, è un prodotto genuino, strettamente connesso alla storia, alle tradizioni e all'ambiente del territorio d'origine. Con gli OGM s'intende arrivare alla standardizzazione e proprio alla delocalizzazione delle colture con la conseguente scomparsa del patrimonio di sapori e gusti, presenti nelle colture italiane, unici al Mondo. Un grave danno non solo per l'economia ma in, ugual misura, per la cultura, la storia, le tradizioni ed il mangiar bene del nostro Paese.
Con un attento approccio al tema s'intende, quindi, anche salvaguardia il nostro patrimonio nelle sue componenti biologiche, alimentari, ambientali e paesaggistiche.
Tale atto prosegue lungo il cammino che conduce alla definizione della qualità dei prodotti di denominazione di origine controllata e la specificità biologica delle produzioni italiane.
Ma vi è ancora di più!
La capacità degli organismi transgenici di soppiantare le specie autoctone rappresenta un'altro importante aspetto della minaccia alla biodiversità.
La contaminazione delle specie naturali presenti all'intorno delle piantagioni si traduce in un'alterazione degli equilibri vegetazionali esistenti. Ne consegue una perdita delle colture sviluppate nei secoli ma, nel contempo, forti modifiche al nostro paesaggio.
Sia a quello naturale che a quello antropico!
I valori paesaggistici del nostro Paese, come è noto, sono la risultanza di un sapiente equilibrio tra elementi storico - architettonici (anch'essi sovente legati alle tradizioni delle attività agricole) ed elementi naturalistici, con particolare riferimento alle essenze vegetali. Questi ultimi presentano caratteristiche biologiche specifiche e peculiari, intimamente connesse al clima della Penisola, e che rappresentano una significativa parte delle complesso delle specie vegetali presenti sul nostro pianeta.
Anche per i motivi anzidetti ci pare che le decisioni assunte dalla UE, citate in premessa, si muovano nella giusta direzione, come pure la stessa Direttiva che dal 1° agosto 2003 rende obbligatoria la "super etichetta" per il vino. Queste norme, pur consentendo il libero commercio dei prodotti OGM, pongono importanti e fondamentali argini di salvaguardia per il cittadino - consumatore. Egli può, in omaggio alla trasparenza, verificare sulla traccia della filiera produttiva la presenza di organismi modificati è fare una libera scelta sulla qualità del prodotto da acquistare.
Inoltre, con l'entrata in vigore della normativa che rende obbligatorio inserire nell'etichetta di ogni bottiglia di vino le informazioni sulla denominazione di vendita, il volume, il tenore in alcool, il numero della partita da cui proviene il vino, il nome dell'imbottigliatore, quello dello spedizioniere o dell'importatore, è prevista la possibilità che ad esse se ne possano aggiungere altre "facoltative". Sono stati presentati importanti progetti per giungere ad una certificazione dei prodotti "OGM free" ed i ristoratori hanno già manifestato l'interesse a giungere, in tempi brevi, ad ottenere ed esporre il relativo marchio.
Appare evidente che tutto questo tenda a tutelare il principio europeo sul diritto di scelta del consumatore ma, contemporaneamente, contribuisca a mantenere inalterata la nostra stessa identità nazionale.