Marzo

di Nino Sospiri

Questa data rappresenta una pietra miliare nella
lotta contro l'inquinamento del pianeta perché il
Protocollo di IdallfItalia con la legge 1 Giugno 2002 n. 120, formalizza
l'impegno con il quale le Nazioni più industrializzate
si attivano per ridurre le emissioni in aunosfera
di gas ad effetto serra.
Si tratta di un passaggio di grandissima importanza
politica perché concretizza la prima iniziativa a livello
internazionale per la salvaguardia globale dell'ambiente.
Purtrop.p o manca all'appello
il più grande paese industrializzato,
gli Stati Uniti
d'America, che pur condividendo
i principi ispiratori del
Protocollo, non ne accetta le
condizioni, considerate troppo
penalizzanti per il proprio
settore industriale.
Effettivamente il rispetto delancora
più arduo coniugare le esigenze di competitività
sui mercati con il rispetto degli obiettivi dell'unione
Europea.
Nonostante queste difficoltà il Governo è fortemente
impegnato ad effettuare i passi necessari per mantenere
gli impegni assunti con la ratifica del Protocollo nella
consapevolezza che la mancata riduzione di queste
emissioni sarebbe fortemente penalizzante per tutti, ed
in particolare per l'Italia, caratterizzata da circa ottomila
chilometri di costa.
L'effetto serra è causato da 6
l'impegno comporta un notevole sforzo di rinnovamento
deil'industria e dei servizi ed elevati investimenti
- solo per l'Italia il costo è stato calcolato in circa 5
miliardi di euro - ma rappresenta l'unica via per evitare
un deterioramento irreversibile dell'atmosfera che porterebbe
in futuro a costi ancora maggiori in termini
non solo economici ma anche ambientali.
L'Italia ha invece già messo a punto il suo Piano di
riduzione delle emissioni, che è attualmente d'esame
della Commissione Europea. Tale piano va anche oltre
l'impegno richiesto e prevede, entro il 2008 - 2012, una
riduzione media del 6,5 O/O delle emissioni registrate nel
1990, contro il 5% minimo previsto dal Protocoilo di
Imolto grave, non è fino ad oggi migliorata e quindi l'obiettivo,
già ambizioso in partenza, potrebbe diventare
irraggiungibile nei tempi previsti. A complicare ulteriormente
il quadro è intervenuta anche la crisi economica
che negli ultimi anni ha colpito soprattutto gli
Stati occidentali più industrializzati, rendendo così
gruppi di gas diversi, ma l'anidride
carbonica è quella che
desta le maggiori preoccupazioni
perché rappresenta la
stragrande maggioranza delle
emissioni.
L'impegno politico per rispettare
il Protocollo è grande,
perché esso non riguarda solo
le scelte energetiche nazionali, la cui responsabilità è
istituzionalmente dello Stato, ma anche gli interventi di
programmazione e di incentivazione all'uso delle fonti
in modo conforme alle esigenze dei vari settori di utilizzazione
senza peraltro danneggiare l'economia globale
della Nazione.
Gli impegni più importanti riguardano il ridimensionamento
dell'uso di energia fossile primaria, come il carbone
e il petrolio, che dovrebbero essere parzialmente
ma progressivamente sostituiti con risorse energetiche
ad inquinamento minore, come il metano, o nullo,
come l'idrogeno, dando anche un giusto e credibile
spazio aiie fonti rinnovabili, come l'eolico ed il solare.
Ma qualunque iniziativa venga assunta dal Governo per
rispettare gli impegni di IOrgto, questi difficilmente
potranno essere del tutto rispettati se non si passerà
anche attraverso una forte ripresa della ricerca, una iniziativa
coerente con gli obiettivi da parte del settore
industriale ed un processo spinto di ammodernamento
dei trasporti e dei servizi.

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